La Forza del Respiro
Lo Yoga come strumento per una vita migliore Stefania Zuccaro Corso di Formazione Insegnanti Yoga anno 2020/2021 Jiva asd Via dei Bruni 1, Firenze.
Questa tesina dal titolo la forza del respiro nasce da un interesse personale di lunga data, approfondito durante il Corso di Formazione Insegnanti Yoga a Firenze da Jiva con Gabriele Gailli e Sandra Boni.
Lo Yoga è per me da sempre ricerca e sperimentazione, teoria e pratica, osservazione e comprensione. “Gioco” con il respiro da tempo e imparare a conoscerlo e gestirlo è stato molte una via di salvezza, un ancoraggio sicuro, il modo per ritrovare ciò che avevo perso negli anni, oppure il mezzo grazie al quale prendere coraggio e intraprendere grandi o piccoli cambiamenti di vita. Ringrazio i miei insegnanti perché insegnare oltre che una professione è un donarsi, ma soprattutto i praticanti da cui in questi anni ho già potuto apprendere moltissimo, loro partecipando ai miei corsi mi hanno dato sempre in un modo o nell’altro stimoli per proseguire nel mio percorso e crescere sempre, perché non si finisce mai di conoscere, di sperimentare e il viaggio nello Yoga non finisce mai. Un sincero grazie va a tutti loro. Il Respiro È Vita Tutto ciò che ha vita sappiamo ha un suo respiro e con il respiro è presente il movimento anche a volte impercettibile, piccolissimo e in quel movimento c’è la vita nella sua più impercettibile dimensione! Lo sappiamo da sempre e lo sperimentiamo come esseri umani, lo vediamo in ciò che ci circonda e facciamo questa esperienza tutti i giorni della nostra vita. Il respiro è ciò che anima l’Universo intero e tutte le sue creature, ciò che per noi se siamo in buona salute fisica diventa negli anni abitudine meccanica e inconsapevole, è di fatto insieme alla Luce e al Sole la Forza più grande dell’Universo. Senza il Respiro non può esserci Vita. Nel momento della nascita veniamo alla luce con un inspiro e lasciamo il corpo nel momento del trapasso con un espiro, tutto ciò che sta in mezzo è la nostra esistenza e il suo susseguirsi di respiri più o meno consapevoli. Anche la Terra respira, non solo gli animali e gli uomini ma anche piante, pietre, montagne e anche gli oceani; i mari con le loro creature sottomarine per cui l’ossigeno è semplicemente sotto il livello dell’acqua, come per i pesci che hanno branchie al posto delle narici. Ciò che a prima vista può apparire scontato non lo è affatto e la meccanica della respirazione con la sua meravigliosa perfezione non fa affatto eccezione. Il Respiro contiene la nostra storia personale ed è per questo motivo che ognuno ha il suo, unico e personale. E’ un tema importante per tutti ma accade per alcuni che solo entrando in contatto con la pratica dello Yoga, iscrivendosi ad esempio ad un corso o partecipando casualmente ad una lezione su consiglio di qualcuno che gliene ha elencato i benefici che ci si rende conto di quanto il tema della respirazione sia vasto e di quanta poca importanza gli si è dato nel corso della propria esistenza. Pensiamo che ciò sia trascurabile, poi entriamo in una sala per una Lezione di Yoga perché una amica ce lo consiglia, perché pensiamo possa far bene al mal di schiena, ci aiuti per l’insonnia o qualcosa di simile e poi ci accorgiamo che sì sappiamo ovviamente che respiriamo da quando siamo venuti al mondo ma non conosciamo né il meccanismo che ci permette di inalare ossigeno e di espirare anidride carbonica ma soprattutto ignoriamo il potere che abbiamo attraverso il controllo del respiro di migliorare la nostra stessa vita… Respiro Dunque Sono Sei padrone del tuo respiro, sei padrone del tuo corpo, sei padrone della tua mente, sei padrone della tua vita. Tutti noi esseri umani eseguiamo mediamente 14/16 atti respiratori al minuto, il che significa circa oltre 800 respiri ogni ora, cioè più di 20.000 al giorno e tutti i giorni. Un adulto sano riesce a sopravvivere senza cibo per 15/20 giorni e senza acqua fino a 10 ma non può restare vivo senza respirare per più di un manciata di secondi. Interessante vero? Ciò che accade normalmente in un corso di Yoga è ricordarsi non solo dell’atto respiratorio ma che abbiamo potere su di essa se conosciamo gli strumenti per farlo! Ciò che è ovvio e accade sempre e da sempre da quando veniamo al mondo diventa in questo modo consapevole. Può accadere che sollecitati dall’insegnante sorgano delle domande del tipo: “conosco il mio respiro? Perché è così importante una corretta respirazione? Quale è una corretta respirazione? Cosa si può fare per modificare la respirazione se mi accorgo che sto respirando in una maniera che a lungo andare mi può creare dei problemi che influiscono sul mio benessere generale?” Nel modo in cui respiriamo c’è il nostro modo di stare al mondo, di pensare, di emozionarci, di vivere. La respirazione è la nostra carta d’identità, parla di noi, ci dice chi siamo o chi siamo stati. Un bravo e attento insegnante Yoga dal modo di respirare dei suoi allievi potrà imparare tantissimo su di loro, più di quanto loro stessi potranno raccontare a parole. Se durante la giornata ci mettessimo ad osservare come stiamo respirando, osservando la relazione che passa tra emozioni, pensieri e respiro conosceremo molto di più noi stessi, con la possibilità se lo volessimo di agire sulla mente e sul nostro stato d’animo, modificando proprio il nostro respiro e viceversa. Quante volte si sente l’esigenza di prendere più aria, fare cioè un bell’inspiro per scrollarsi di dosso un po’ di tensione o stanchezza, oppure sul lavoro o quando si deve fare un discorso in pubblico e può capitare di trattenere l’aria come in apnea e il respiro diventare corto? Quante volte è capitato che un sentimento di sconforto o di tristezza prevalga e percepire quella sensazione che i polmoni non si riempiono completamente di ossigeno? Sono molte le situazioni della vita in cui il respiro si modifica in base al vissuto; pensiamo a quando una persona non ci piace, ad una situazione in cui non ci sentiamo a nostro agio e noi anche inconsapevolmente tratteniamo il respiro contraendo involontariamente tutta la muscolatura, generando tensioni che scopriremo magari dopo a distanza di tempo. E’ quindi corretto affermare che noi siamo il nostro respiro e da esso tanto possiamo scoprire di noi stessi. Emozioni, mente e respiro sono fortemente interconnessi: inevitabilmente agendo su di uno si modifica anche l’altro. Conoscere Il Respiro Ma conosciamo il nostro respiro, lo abbiamo mai veramente osservato?? Come può essere il respiro? Rumoroso/Silenzioso/ Regolare/Corto /Profondo/Superficiale.… Queste possono essere solo alcune delle sue qualità. Chi respira lentamente vive più a lungo; ce ne accorgiamo in natura, osservando gli animali come l’elefante o la tartaruga che a differenza degli uccelli o dei cani hanno una vita molto più lunga e i quali respirano molto più lentamente. Se l’atto della respirazione avviene solo nella parte alta del torace sappiamo che il diaframma si contrae in modo innaturale e se ciò avviene ogni giorno per lunghi periodi gli organi interni e il cuore possono anche subire dei danni, questo inoltre provoca quella sensazione di malessere diffuso, di ansia e agitazione che molte persone lamentano. Swami Rama, illustre e apprezzato Yogi, scienziato, filosofo e umanista, fondatore dell’Himalayan Institute, guru a cui fa rifermento la mia Scuola di Formazione ne “Il Sentiero di Fuoco e di Luce” a questo proposito scrive: “Dopo aver imparato a sederti in una posizione comoda, il passo successivo è quello di imparare a stabilire un Respiro diaframmatico regolare e profondo. Devi imparare a condurre la mente a quella sorgente che è una sorgente di potere: è là che la mente sperimenta quella forza latente e tu fai questo con l’aiuto del Respiro. La duplice legge della vita coinvolge mente e Respiro - se tratti con l’una devi trattare anche con l’altro. Comprendendo la mente e mettendola a fuoco, saprai qualcosa del Respiro e imparando su di esso, inizierai a capire la tua mente. Al momento presente è come se tu avessi un’immensa ricchezza sepolta nella tua casa, ma pensassi di morire di fame. Per risvegliare quella potenza latente, devi far volare via le ceneri che hanno reso il fuoco inattivo. A tale scopo, usi un metodo chiamato Respiro diaframmatico regolare, ovvero il metodo col quale tu inizi a regolare il Respiro.” Eccoci al punto. Abbiamo a disposizione una potenza dentro di noi, una ricchezza scrive Swami Rama che non solo non sappiamo usare, ma non sappiamo neanche di avere! La maggior parte delle persone inspira in maniera scorretta e con molta probabilità inconsapevole, spesso si ignora l’importanza del diaframma, dove è collocato e il ruolo che riveste nell’atto respiratorio. Basti pensare che molti problemi di postura sono semplicemente dovuti ad un errato uso di questo muscolo. Per la maggioranza del tempo e in modo assolutamente inconsapevole utilizziamo solo il torace e non un corretto funzionamento del muscolo del diaframma. Sono diversi i motivi per cui non respiriamo correttamente. Non si respira correttamente a causa di uno stile di vita stressante, quando andiamo di fretta, quando prevalgono stati di ansia, nervosismo, rabbia o depressione ad esempio. Questa ritenzione induce a respirare con la porzione superiore delle costole e a mantenere per tutta la giornata un blocco. Espiriamo poi non espellendo quasi mai l’aria in maniera completa e così facendo il diaframma rimane basso, come bloccato, con delle conseguenze poi sul breve e lungo termine sia fisiche, posturali ed emotive. Tramite l'apparato respiratorio i gas vengono veicolati dal sangue ad appositi organi respiratori, grazie ai quali avviene lo scambio di gas con l'ambiente esterno. L'aria che inspiriamo attraverso il naso o la bocca attraversa laringe, la trachea e i bronchi prima di raggiungere gli alveoli polmonari dove avviene lo scambio di gas tra aria e sangue. L'espirazione, invece, permette di eliminare materiale di scarto, l’anidride carbonica. Il diaframma permette proprio che questo perfetto meccanismo si compia ed è un muscolo a forma di cupola che divide la cavità toracica da quella addominale; nel lato destro viene spinto leggermente più in alto dal fegato e non è perfettamente simmetrico: ha una porzione centrale tendinea, mentre quella periferica e muscolare si attacca al corpo nella parte inferiore dello sterno alla base della gabbia toracica nelle vertebre lombari L1 L2 L3. Durante l’inspirazione il diaframma si contrae insieme ai muscoli intercostali, la cavità toracica si espande e questo permette all’aria di entrare nei polmoni; quando si espira il diaframma si rilassa insieme muscoli intercostali e la cavità toracica diminuisce. In un atto respiratorio normale l’inspirazione è un processo attivo perché vengono attivati sia i muscoli intercostali che il diaframma, mentre l’espirazione è un processo passivo perché c’è un rilascio di questi muscoli. Imparare A Respirare E Vivere Meglio Perché è così importante la respirazione diaframmatica? Perché anche uno Yogi come Swami Rama per cui la Respirazione è da intendersi sicuramente come mezzo di elevazione spirituale, filo conduttore di un percorso di ascesi vi dà così importanza e tutte le scuole di Yoga anche quelle che hanno un indirizzo più fisico non possono esimersi dall’insegnare esercizi di Respirazione di base e poi Pranayama più complessi? Di fatto i benefici della respirazione diaframmatica sono molteplici in primis un controllo e una riduzione dello stress. Sappiamo quanto a causa dello stile di vita moderno e frenetico solitamente molte persone hanno una respirazione prevalentemente toracica, poco profonda e molto veloce. In persone stressate infatti il diaframma solitamente è bloccato e questo provoca ancora più stress e un senso di maggiore ansia e sempre più fretta, una vita con il piede sempre sull’acceleratore per intenderci. La respirazione diaframmatica invece permette di respirare più profondamente, in modo completo lasciando spazio ad una sensazione di benessere generale. E’ questo sicuramente il motivo del perché dopo una lezione di Yoga le persone si sentono più rilassate e presenti a se stesse, in realtà hanno dedicato solamente un ora rispetto a tutte le altre della giornata ad essere consapevoli del proprio respiro e ad imparare nel tempo ad averne il controllo. Sono molti i benefici della respirazione diaframmatica: come un miglioramento della postura. Questo avviene perché il diaframma è strettamente correlato con il grande psoas e con il quadrato dei lombi due muscoli importantissimi per una postura corretta. Quando il diaframma è teso e non lavora come dovrebbe anche queste catene muscolari si contraggono con conseguenze negative per la postura sia livello lombare direttamente provocando mal di schiena, che a livello cervicale indirettamente provocando spesso il tanto odiato torcicollo. Per tutti questi motivi la respirazione diaframmatica con il tempo permette anche di migliorare la postura. Un altra evidenza è che una respirazione diaframmatica migliora in modo considerevole il funzionamento dell’apparato digerente. Molto spesso fastidi come gastrite o stitichezza sono dovuti proprio ad un blocco nel funzionamento del diaframma che provoca l’insorgere del problema e ne peggiora i sintomi. Grazie alla respirazione diaframmatica non solo si possono ridurre questi fastidi, ma tutti gli organi addominali ne beneficiano perché sono continuamente massaggiati. Un altro aspetto rilevante è la migliore ossigenazione del sangue. Quando il diaframma si contrae avviene un appiattimento che a sua volta favorisce un maggior apporto sanguigno verso i polmoni e così l’ossigenazione del sangue avviene in maniera più efficace. Quando il processo della respirazione avviene in modo naturale e senza tensioni si avverte un senso di maggiore vitalità e benessere; se il respiro è sereno e rilassato la mente automaticamente si calma e ciò permette di vivere con più tranquillità evitando situazioni di ansia e panico. Va di pari passo che se la mente è agitata il respiro diventa più corto e superficiale; se la mente è tranquilla il respiro diventa più lungo e profondo. Il Respiro Che Trasforma La Respirazione consapevole può realmente trasformarci dall’interno e renderci persone nuove, più in salute, con una energia totalmente nuova rispetto a quando eravamo all’oscuro dell’influenza della respirazione sulle nostre emozioni, stati mentali, postura, e più in generale energia fisica. Lo Yoga ci insegna che esiste una sostanza energia chiamata Prana che tutto pervade ed è vita stessa, energia pura, sempre a nostra disposizione a patto che se ne abbia la consapevolezza. Purtroppo lo stile di vita frenetico dell’uomo moderno allontana da questa percezione, in più l’affaticamento intellettuale, una alimentazione troppo complessa ricca di sostanze che appesantiscono la digestione rendono il processo respiratorio complicato e per lo più, come abbiamo già ricordato nei precedenti paragrafi, totalmente inconsapevole. Vale dunque la pena di soffermarsi sul processo della respirazione per riflettere, per comprendere che in esso si poggia la base stessa della nostra esistenza, ed esercitarsi affinchè l’atto respiratorio avvenga sempre in modo più spontaneo e rilassato sapendo il potere che abbiamo di agire su di esso grazie ad una respirazione completa. Per comprendere meglio quanto fin qui affermato ci viene in aiuto un altro grande filosofo, pedagogo di origine macedone, che ben conosceva il potere del respiro. Ecco un estratto da Omraam Mikhael Aivanhov “la Respirazione”: “…per far comprendere meglio il fenomeno della respirazione e le sue leggi, lo si può paragonare a ciò che avviene nella nutrizione. Cosa si fa quando si mangia? Prima di inviare il cibo allo stomaco lo si mastica. La bocca è come una piccola cucina dove si preparano gli alimenti: li si taglia, li si fa cuocere, li si condisce con un po’ di olio (ossia di saliva) e sono certe ghiandole ad occuparsi di questo lavoro. Ecco perché si consiglia di masticare a lungo il cibo finchè questo diventi quasi liquido. Se lo si inghiotte senza averlo prima masticato abbastanza, esso non viene preparato bene e l’organismo non può assimilarlo completamente, per cui si producono molte scorie. Se il cibo arriva nello stomaco non masticato a sufficienza, l’organismo è obbligato a spendere molta energia per assimilarlo, ed è questa la causa di molti stati di stanchezza. Non crediate che la stanchezza provenga sempre dall’aver lavorato troppo. No, essa deriva molto spesso da uno spreco di forze. Ed appunto quando si inghiotte il cibo senza averlo prima ben masticato, ma anche senza averlo impregnato a sufficienza dei propri pensieri e sentimenti, che è più difficile digerirlo, e l’organismo fa molta fatica ad assimilarlo. E’ necessario introdurre l’armonia nel vostro modo di nutrirvi e di respirare. Le stesse leggi regolano entrambi i processi. Non va bene respirare in fretta senza che l’aria abbia il tempo di scendere fino in fondo ai polmoni per riempirli, gonfiarli, dilatarli. Occorre respirare lentamente, e ogni tanto bisogna anche trattenere l’aria nei polmoni per qualche secondo, prima di rilasciarla. Perché? Per “masticarla”. Sì, i polmoni sanno masticare l’aria così come la bocca sa masticare gli alimenti. L’aria che noi aspiriamo è come un “boccone”, un boccone pieno di forze inaudite. Se la si espelle troppo in fretta, i polmoni non possono “cuocerla”, “digerirla”, assimilarla a sufficienza perché l’organismo possa beneficiare delle forze in essa contenute. Ecco il motivo per cui tante persone sono stanche, nervose, irritabili: non sanno nutrirsi correttamente di aria, non la “masticano”, la espellono immediatamente. Respirano soltanto con la parte alta dei polmoni, e il risultato è che l’aria viziata non può essere espulsa e sostituita con l’aria pura. La respirazione profonda è un esercizio magnifico che bisogna pensare a praticare, poiché rinnova le energie. Osservate: se avete un automobile o una moto, dovete dar loro un cibo liquido, ossia la benzina. Quando la scintilla del motore incendia la benzina, questa si trasforma in gas. Si sprigiona allora un’energia, ed è grazie a quella trasformazione generatrice di energia che i veicoli a motore sono in grado di funzionare. Ebbene, lo stesso accade quando mangiamo: a mano a mano che gli alimenti si disgregano nella nostra bocca, nel nostro stomaco, eccetera, passano successivamente per varie tappe, e questo genera ogni volta dell’energia. Lo stesso avviene per l’aria che noi respiriamo. Per estrarre dall’aria il massimo delle sue ricchezze, occorre comprimerla, trattenerla nei polmoni. Durante quella compressione, l’organismo lavora, provocando l’equivalente delle fasi di accensione e di esplosione in un motore. Dato che l’aria non può sfuggire, la natura le apre dei minuscoli passaggi nell’organismo affinchè possa circolare. Se la espellete subito, se la lasciate scappare, tutta l’energia che essa contiene va perduta. Grazie alla ritenzione, quell’energia segue tutti i piccoli canali che la natura le ha approntato.” Gli Yogi da millenni con le loro Tecniche di Pranayama riuscivano non solo a rendere la respirazione consapevole ma soprattutto a veicolare Prana e quindi ad essere totalmente consapevoli della propria energia vitale che scorre lungo degli appositi canali eterici, invisibili ad occhio nudo ma percepibili internamente e che si chiamano Nadi. Se ne ha conoscenza di circa 72.000 o più nel corpo umano. Ma siamo realmente consapevoli del nostro corpo pranico? Negli ultimi mesi da fine febbraio 2020 in una gran parte di mondo molte persone si sono rivolte ai corsi Yoga prima online con il boom dei corsi a distanza nel periodo di lockdown dovuto all’emergenza sanitaria Covid 19 e poi di nuovo in sala con gli insegnanti. Lo Yoga con tutta la molteplicità di strumenti che offre permette un lavoro completo su se stessi dove la respirazione e le tecniche di respiro consapevole giocano il ruolo principe. Inevitabilmente la regola di indossare la mascherina in pubblico o in compagnia di altre persone ha riportato all’attenzione del mondo il tema della respirazione, molte persone si sono improvvisamente ricordate della loro respirazione o quanto meno hanno iniziato ad osservarla spesso lamentandosi di non riuscire a respirare con la mascherina ma in realtà ci si è accorti soprattutto che non sempre il ritmo del respiro era fluido e regolare, non solo per l’utilizzo di una mascherina sul volto ma soprattutto per il susseguirsi di emozioni quali paura e ansia, insofferenza che inevitabilmente cambiavano o alteravano il flusso del respiro. Mente e respiro viaggiano su di un binario parallelo. La scoperta del proprio ritmo respiratorio e averne il controllo può come uno tsunami spazzare via pensieri, immagini, ricordi e fermare lo scorrere del tempo, condurre in uno spazio eterno, senza tempo appunto, il qui ed ora. Ciò non è qualcosa che si può leggere in un bel libro o ascoltare dalla voce di un insegnante durante la lezione di Yoga ma è qualcosa che va sperimentato, praticato, vissuto e infine compreso nella suo meraviglioso accadere. Non stiamo parlando solo di essere consapevoli del proprio respiro ma tramite un processo graduale cambiare profondamente la nostra struttura interna il nostro modo di pensare e di conseguenza di vivere. In una parola migliorare noi stessi e la nostra vita. La trasformazione del respiro e la trasformazione come cambiamento radicale di se stessi è il senso stesso dello Yoga. Non è qualcosa che avviene così un giorno per caso, o meglio sì può avvenire un giorno per caso ma dopo tanto lavoro, osservazione, studio e sperimentazione e ancora esercizio, rigore e disciplina perché nulla si ottiene senza sforzo e pratica costante, specie con lo Yoga. Certo i benefici dopo l’esecuzione di esercizi di respirazione consapevoli e/o specifici Pranayama si possono avvertire immediatamente, ma perché la pratica ci trasformi in modo radicale e dall’interno e permei tutto il nostro essere ci vogliono anni e mi sento di dire probabilmente una vita intera e forse non basta. Il Respiro Che Eleva: Il Prana Cambiando il modo di respirare si agisce in modo diretto sulla mente perché questi sono strettamente interconnessi. Un filo invisibile lega anche tra loro respiro, anima e universo: “Quale è il significato della scienza yogica? Quando si parla di Yoga, la gente la abbina esclusivamente alla sfera fisica. Yoga è una scienza tanto pratica quanto teorica, che si occupa di corpo, respiro, mente, anima e universo.” Swami Rama lo ripete spesso nei testi che ci ha lasciato qui ad esempio in “Yoga La Scienza Sacra”. Chi pratica Yoga in modo regolare e continuativo è consapevole che i cambiamenti a cui abbiamo fatto riferimento finora nei paragrafi precedenti sono reali, si possono toccare con mano nella vita quotidiana, ma per fare qual salto di qualità bisogna essere costanti e dedicare sempre del tempo agli esercizi di respirazione. Lo Yoga è una via un percorso sì di benessere globale a tutto tondo ma decisamente un percorso interiore di elevazione, ascesi potremmo dire. Migliorare se stessi e non intendo solo migliorare la condizione fisica o di salute ma soprattutto progredire internamente è qualcosa di imprescindibile nel cammino yogico, e da Maestro ad allievo l’argomento respirazione è sempre stato il tema portante della pratica. Tutto l’insegnamento del Buddha si racchiude in “la Respirazione è la via verso l’Illuminazione”. In modo ermetico e sintetico si enuncia un postulato indiscutibile per chi è già praticante Yoga: la respirazione ci apre le porte del Samadhi, del risveglio interiore. La chiave per realizzarsi e auto realizzarsi è da sempre nelle culture orientali la respirazione; parliamo della via per uscire dalla identificazione con il corpo fisico, per uscire dalla legge di eterno ritorno, dalla ruota del Samsara e arrivare allo stato di Samadhi, la via per la liberazione dai propri ego, dalle costrizioni che impediscono di vivere una vita libera dal dolore e entrare nel Nirvana. La respirazione ha a che fare con il prana, energia vitale e tra i vari significati della radice pra c’è “riempire”: prana, energia che riempie tutto l’universo e colma ogni cosa. Il prana è presente in tutte le cose, animate e inanimate; è la base del sistema energetico induista e della sua pratica più importante: il pranayama, il controllo del respiro attraverso esercizi mirati. Con gli esercizi di pranayama ci serviamo del respiro per rimuovere i blocchi del corpo fisico seguendo il respiro in maniera consapevole, fino a che il prana possa fluire da sé in specifici canali del corpo eterico, chiamati Nadi. Qualsiasi sia il pranayama eseguito di fatto c’è nell’atto stesso di praticarlo una consapevolezza del respiro; si è più consapevoli di respirare, si è consapevoli della inspirazione, della espirazione e delle pause che vengono naturalmente tra le due fasi, oppure se queste vengono ricercate come nel caso delle ritenzioni a polmoni pieni e polmoni vuoti, Kumbhaka. Il pranayama permette lo scorrere dell’energia pranica. Prana è il soffio vitale che pervade il corpo e lo anima, cioè il prana è presente finché dura la vita e svanisce al suo svanire; ma è anche l’energia che circola nel corpo attraverso nadi, ovvero i canali energetici di un corpo invisibile ai 5 sensi, ma ben visibile per i saggi illuminati. È un concetto complesso per i materialisti perché non si vedono, non si toccano i canali energetici con gli occhi fisici pertanto non è facile da accettare con la mente. Cerchiamo di descriverlo. Durante la respirazione consapevole il prana non è semplicemente ossigeno e azoto, non solo “aria”, ma qualcosa di più sottile e pervadente, presente anche nel vuoto. Il prana è qualcosa di difficile comprensione per la nostra mentalità moderna e occidentale molto diversa da quella tradizionale indiana e dalle altre culture orientali che riconoscono da sempre questa forza vitale (nella tradizione cinese viene chiamata chi, in quella giapponese ki: entrambe sono assimilate al prana termine della cultura induista). Il prana è energia fisica, mentale, intellettuale, sessuale, spirituale e cosmica; è forza trasformante. Rappresenta anche l’aria, lo spirito, l’energia sottile o le correnti che nel corpo si spostano verso l’alto e verso il basso; Tutto ciò che vibra è prana, anche le energie inesplorate dalla scienza e dalla fisica come la luce, il calore, la gravità, il magnetismo e l’elettricità. Prana è ciò che dà origine a ogni movimento. Il prana è energia che circola, secondo la fisiologia mistica dello yoga attraverso canali invisibili agli occhi fisici che si chiamano Nadi, ovvero i canali del corpo sottile. Questi canali, come torrenti, trasportano energia e la fanno scorrere e sono centinaia di migliaia, ma i principali sono tre: Ida e Pingala, localizzate lungo la colonna vertebrale, una a destra e una a sinistra, e Sushumna, che decorre lungo l’asse centrale della della colonna vertebrale. Il Prana si muove dunque lungo questi canali che costituiscono l’anatomia sottile, con opportune tecniche yogiche e pratiche di respirazione noi muoviamo questa energia. Con la pratica e il lavoro con il respiro nel tempo possiamo riuscire a modellare mente e corpo, ma anche anima, giorno dopo giorno, trasformandoci in persone nuove. Scopriamo una energia di qualità differente che non sapevamo di avere, e questa qualità energetica differente ci fa comprendere bene che esiste una anatomia sottile. L’anatomia sottile ci insegna che non siamo costituiti solo dal corpo fisico, quello che abitiamo e vediamo nello specchio, ma che i corpi sono molti, anche quelli che non possiamo vedere e toccare. Lo yoga insegna – tramite tecniche, posizioni, purificazioni, respirazioni a guidare il proprio Prana, continuando, con la pratica, a purificare e tenere liberi i canali in cui scorre. Fermarsi E Respirare. Lo Yoga Ai Tempi Del Covid 19 Quanto accaduto a fine Febbraio 2020 in tutto il mondo è stato qualcosa di assolutamente nuovo per tutti. Mai nessuno avrebbe pensato di dover vivere lontano dagli altri, vedere altre persone, persino amici e parenti, come potenziali portatori di un virus invisibile, che può trasmettersi proprio con contatto ravvicinato per via aerea. Il respiro del vicino come potenziale killer, questa l’immagine che molti hanno formato nella propria testa. Ciò che accade in stati di tensione e di ansia ha come riflesso proprio contrarre il diaframma e inibire la respirazione diaframmatica. L’uso della mascherina per la protezione individuale ha riportato all’attenzione del mondo intero e non solo dei praticanti Yoga il tema della respirazione. In molti hanno lamentato il fatto di non riuscire a respirare con la mascherina, anche chi non è mai stato interessato all’argomento “conosco il mio respiro” gioco forza ha dovuto fermarsi non solo fisicamente a causa del lockdown, ma soffermarsi ad osservare il proprio respiro. Interessante ricordare che in questa epoca che i Veda definiscono come i tempi della fine stiamo vivendo un momento storico in cui ci è quasi imposto un dietro front: Fermati e Respira. La nostra società vive la grande contraddizione per cui dovrebbe fermarsi per far respirare la terra ma non riesce a farlo, non può farlo per il tipo di società costruita nel tempo rivolta al consumo industriale: gli interessi economici sembrano quasi impedire uno stop o un rallentamento mondiale. I danni che l’uomo ha procurato all’ambiente con l’inquinamento sono argomento quotidiano dei media e dei grandi della terra, che sembrano non trovare soluzioni e il tempo intanto passa mentre gli esperti studiosi ci informano da che le risorse del pianeta sono ormai finite da tempo. Solo un radicale cambiamento da parte del singolo individuo può fare ora la differenza. Intanto durante la nostra quarantena gli animali si sono riappropriati di spazi che normalmente sono frequentatati da noi umani, che abbiamo creato città sempre più estese e inquinate, occupando spazi che erano a loro disposizione, dove c’erano alberi e natura, ossigeno a disposizione ora vediamo sorgere discariche o periferie degradate. Durante il periodo di lockdown la qualità dell’aria è migliorata ovunque, molti di noi durante quello stop imposto forse hanno ripensato alla propria vita. In mezzo alla tragedia del Covid 19, dei morti, del dolore e del distanziamento c’è proprio a mio avviso questa presa di consapevolezza che fermarsi è necessario, fermarsi ora, non rimandare più, anche a livello individuale per pochi momenti durante la giornata, anche per qualche attimo di respiro consapevole, ritagliarsi degli spazi di vuoto, un vuoto che è pieno di senso. Molte persone hanno riscoperto la felicità delle piccole cose, della casa, della cucina, della lettura; altri invece si sono scoperti con le loro debolezze, fragili, ansiosi e impotenti, sprofondando in depressione o al contrario sviluppando atteggiamenti aggressivi. Da qui il grande successo dei corsi yoga in questo periodo, yoga che da millenni offre delle chiavi di benessere, con la sua completezza ci viene incontro e ci offre strumenti concreti per pacificare mente e spirito, è una scienza che da millenni dà senso al nostro percorso di vita terreno. Ciò che a volte però può accadere è che fermare il corpo può far paura ad alcuni, perché mettersi in ascolto del respiro può far emergere ricordi sepolti, a volte spiacevoli. Oppure semplicemente abituati come si è ad un ritmo frettoloso si ha la sensazione di perdere come del tempo fermandosi a fare esercizi di respirazione. Ma in realtà quando si è appreso a migliorare la propria vita con la respirazione, quando è chiaro che un respiro calmo migliora la giornata, che si riescono ad affrontare le sfide della vita con più lucidità e si sperimenta che esiste un luogo dentro di sé di assoluta quiete, pace, beatitudine, lo yoga diventa compagno di vita irrinunciabile. A volte si può litigare con la propria pratica quotidiana, a volte ci si può allontanare un po’ ma si sa che lei, la nostra pratica Yoga, è sempre lì a ricordarci che è sempre pronta ad aiutarci e ad accompagnarci per fare ritorno a casa, nella profondità del nostro essere, proprio come un bravo compagno di vita. Om Shanti Shanti Shanti La Sequenza La sequenza che propongo ha ovviamente come tema centrale l’osservazione del respiro e le sue modificazioni, lo osserveremo nella immobilità, cercando la migliore disposizione interna per raggiungere una condizione di silenzio mentale. Seguiremo le sue variazioni nel movimento e in sequenze più fluide di Asana, percependo il fluire del respiro e il cambiamento della nostra energia fisica e mentale per sperimentare che realmente il potere dello Yoga è immenso e se ci avviciniamo alla pratica sempre come la prima volta ogni respiro avrà qualcosa da raccontarci di noi stessi. “Impara tutto questo inchinandoti, con la ricerca e con il servizio. I saggi, coloro che hanno visto l’essenza delle cose, ti istruiranno nella saggezza” (BHAGAVADGITA, IV-34) Bibliografia Di Riferimento A. Van Lysebeth - Pranayama la Dinamica del Respiro. 1973 Astrolabio Ed. Swami Rama - Il Sentiero di fuoco e di luce 1999 M.I.R Ed. Swami Rama - La Scienza Sacra 2009 Laris Ed. Bhagavadgita - 1996 Rafhael Ed. Omraam Mikhael Aivanhov - la Respirazione 2008 Prosveta Ed. T.K.V. Desikachar - Il cuore dello Yoga 1997 Ubaldini Ed. Mike Maric - La scienza del Respiro. 2017 Vallardi Ed. Tutta la pratica è pensata da eseguire all’aperto, in un giardino o in un bosco per ottenere i massimi vantaggi all’aria aperta e a contatto con la natura. Questo ci permette di respirare più liberamente e avere una maggiore quantità di ossigeno e aria pura. Ma la possiamo eseguire anche in una zona tranquilla della casa. Iniziamo la pratica con un momento di silenzio e percezione del corpo seduto poi iniziamo la pratica in Anjali mudra. Di seguito percepiamo il respiro spontaneo e poi cerchiamo di entrare in contatto con quello diaframmatico. Prendiamo consapevolezza con il respiro nel torace, nella parte alta del petto sollevando le braccia verso il cielo. Sollevando un braccio lo portiamo sulla tempia, distendendo il collo ci concentriamo sul polmone. Ciò che facciamo su un lato va sempre ripetuto sull’altro. Di seguito allunghiamo da un lato e dall’altro i fianchi percependo la respirazione sul lato disteso. Tra un lato e l’altro ci fermiamo a percepire le relative differenze. Dedichiamoci poi a sentire la base, il peso del bacino, e sciogliamo la parte più bassa della schiena con delle rotazioni. Il movimento ci metterà anche in contatto con l’addome. Chiniamoci verso la terra nella posizione di Baddha Konasana la sensazione da percepire è di lasciarsi andare e concentrarsi sulla schiena come se respirassimo dal centro della schiena. A seguire ci portiamo a terra. Massaggiamo la schiena oscillando e poi in Apanasana sentiamo il nostro respiro addominale profondo. A seguire Pavanamuktasana cambiando gamba lo eseguiamo da entrambi i lati. Eseguiamo la torsione spinale da entrambi i lati. Ci soffermeremo nella posizione per alcuni respiri in modo da creare spazio nella parte alta del torace e percepire l’apertura sul lato coinvolto. I tratti del volto si distendono, le respirazioni sono lente e profonde. A seguire la posizione del ponte SetuBandhasana in cui amplifichiamo l’apertura del petto ma siamo anche consapevoli del movimento dell’addome e del bacino. Tutta la parte inferiore del corpo, piedi, gambe, glutei ci sostengono per mantenere la posizione. Dopo aver accompagnato la schiena a terra, rotoliamo sul fianco sinistro. Ci prepariamo in posizione quadrupedica per Marjariasana; espirando curviamo la schiena guardando verso l’ombelico, inspirando inarchiamo e sollevando coccige e mento portiamo lo sguardo verso l’alto senza schiacciare il tratto cervicale. Diamo mobilità alla colonna e facciamo in modo che sia il respiro a guidare il movimento. Pieghiamoci poi sui gomiti e distendiamo la schiena lasciando spazio nel torace. Ci fermiamo per qualche respiro. Rovesciamo i piedi e con l’aiuto delle mani ben appoggiate a terra distendiamo le gambe, il coccige verso l’alto, la schiena dritta, il respiro ci sostiene e ci aiuta a mantenere la posizione di Adho Mukha Svanasana. In una fase iniziale pieghiamo in modo alternato le ginocchia per poi soffermarci nella posizione. Allunghiamoci poi in avanti per il piegamento sulle braccia la panca, andremo poi a piegare le ginocchia a terra, portando i glutei verso i talloni. Rilassiamoci in Balasana, la posizione del bambino. Ritroviamo l’apertura del torace srotolando la colonna e sollevandoci dai talloni facciamo un passo avanti e portiamo le braccia verso l’alto. Percepiamo l’apertura di tutto il busto in Anjaneyasana aprendo la zona del cuore e allo stesso tempo i flessori dell’anca e cioè l’ileopsoas. Il ginocchio resta in linea con il tallone. Con un passaggio con le mani a terra portiamo i piedi vicini rilasciando spalle collo e testa in una dolce variante di Uttanasana, senza forzare. Siamo in piedi in Tadasana, la posizione della montagna, la schiena dritta, il corpo ritrova la simmetria, lo spazio che occupa tra terra e cielo. Con un passo ampio ci sistemiamo in Viparita Virabhadrasana, una posizione di grande apertura che ha potenzialità di ossigenazione e disintossicazione, accresce la capacità polmonare e migliora la respirazione. A seguire la gamba si distende, il braccio ci avvicina alla gamba e pratichiamo Trikonasana, la posizione del triangolo, aprendo il fianco opposto. Appoggiamo una mano in terra ed eseguiamo una torsione. Con un passo torniamo in piedi e da Tadasana portiamo le mani dietro la nuca aprendo bene i gomiti. Fermiamoci nella posizione concentrandoci sul flusso del respiro e sull’apertura del petto. I piedi ben ancorati a terra ci fanno sentire stabili. Gli occhi sono aperti. E poi eseguiamo questa sequenza sull’altro lato eseguendo le stesse posizioni da Tasasana in poi. Una volta eseguita sediamoci sui talloni per la posizione di Vajrasana Distendiamo pancia a terra per eseguire Bhujangasana, la posizione del Cobra. Apriamo il torace, attiviamo l’addome e il bacino. Respiriamo nella posizione e manteniamola fin tanto possibile. Rinforziamo la parte alta della schiena e stiriamo torace e spalle. Andiamo a compensare nuovamente nella posizione di Balasana. Rilassiamo la schiena, abbandoniamo le spalle cadenti verso terra. Se possibile appoggiamo la fronte a terra oppure adoperiamo un cuscino per sostenere la testa. Il cuscino andrà bene anche sotto i glutei se questi non arrivano ai talloni. Prepariamoci glutei a terra per Janu Shirasana, la posizione della testa al ginocchio. Eseguita da entrambi i lati. La posizione aiuta a tonificare il sistema nervoso, migliora il funzionamento degli organi addominali e pelvici. Il centro del petto è sopra la gamba distesa. Portiamo le mani alla stessa altezza e lasciamoci andare al ritmo del respiro. A conclusione della pratica distendiamoci a terra con la schiena per PavanaMuktasana o Apanasana a scelta. Posizione del rilascio dei venti. Respirazione addominale profonda. Savasana la posizione del cadavere. Gayatri Mantra Rilassamento profondo. Om bhur bhuvah svah tat savitur varenyam bhargo devasya dhimahi dhiyo yo nah prachodayat “Tutto ciò che è sulla Terra, nella Terra e al di fuori di essa, deriva da un’unica fonte emanante. Se i miei pensieri, le mie azioni e le mie parole riflettessero la comprensione totale di questa unità, io sarei la pace che vado cercando.”